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Odontoiatria, formazione narrativa alla Statale di Milano

8 Marzo 2017 - di Redazione OMNINEWS

di Camilla Ilaria Colombo

Rendere il paziente co-protagonista del processo di cura. È questo l’obiettivo che si nasconde dietro il nuovo corso elettivo sulla medicina narrativa in programma per maggio 2017 per gli studenti del corso di laurea in Odontoiatria dell’Università degli Studi di Milano. A differenza dell’insegnamento avviato nel 2016 e presente anche quest’anno dedicato agli studenti del terzo anno del corso di Restaurativa all’ospedale San Paolo, questo nuovo ciclo di lezioni sarà aperto a tutti gli universitari dal primo al sesto anno di studi. Per il dottor Mario Cerati, medico chirurgo specializzato in Stomatologia e Protesi Dentaria e uno dei fautori di questo progetto didattico, la medicina narrativa consiste nel recupero della dimensione ancestrale del racconto capace di dare vita a un rapporto più proficuo tra medico e paziente che si fonda su uno scambio di informazioni indirizzato ad accrescere sia la capacità di ascolto del professionista sia la consapevolezza del processo decisionale del malato.

Il principio su cui si basa questo tipo di medicina è semplice ed è tratto dalla vita quotidiana. Noi tutti agiamo meglio quando conosciamo meglio quello che stiamo facendo. In termini medici questo significa permettere al paziente di potersi raccontare e quindi permettere al medico di far apprendere al meglio il funzionamento della malattia e della conseguente terapia con un significativo vantaggio dello status di salute. “Dei venti ragazzi del terzo anno che hanno partecipato agli incontri di medicina narrativa, l’80% si è dichiarato soddisfatto dell’esperienza e tre di loro hanno espresso l’intenzione di voler scrivere una tesi in questo ambito”, spiega il dottor Cerati. “Le poche resistenze che abbiamo incontrato provengono da studenti che hanno genitori dentisti che hanno trasmesso loro il vecchio modello culturale di apprendimento.

I test condotti prima e dopo l’insegnamento dello scorso anno, che saranno oggetto di pubblicazione internazionale, hanno dimostrato che i ragazzi sono passati da un modello paternalistico di ascolto e collaborazione a un modello di ascolto basato sulla condivisone della decisione tra medico e paziente”, aggiunge il chirurgo odontoiatra.

Sapere è fare meglio per tutti

Sulla scia di quanto realizzato dal primo insegnamento sulla Medical Humanities nel corso di specializzazione in oncologia dell’Università degli Studi di Milano, il progetto portato avanti dal dottor Cerati mira a unire sapere tecnico e sapere psicologico nella relazione con il paziente. “Senza il supporto del professor Brambilla, responsabile dell’insegnamento di Odontoiatria Restaurativa nel corso di laurea in Odontoiatria, che ha sempre avuto un’attenzione particolare alla parte didattica della nostra professione, e senza l’incontro con la ricercatrice in psicologia Chiara Fioretti, che ha contribuito enormemente con le sue competenze a dare vita a questo ciclo di lezioni, non sarebbe stato possibile trasformare la dote d’ascolto di un singolo autodidatta in un modello razionale di comunicazione che lega conoscenza medica e competenza psicologica”, spiega il dottor Cerati che aggiunge: “Il rapporto tradizionale medico-paziente per cui il chirurgo ascolta per 20 secondi il malato e poi lo interrompe è definitivamente fallito. Lo scambio di informazioni non deve più solo essere di carattere tecnico-biologico ma deve riguardare anche il vissuto della persona per permettere al paziente stesso di aumentare la propria consapevolezza su ciò che gli sta accadendo”. I vantaggi di una formazione nel campo della medicina narrativa non vanno solo a beneficio dei malati ma anche dei medici, che diminuiscono le loro possibilità d’errore conoscendo meglio la storia del paziente, e dei costi del sistema sanitario, il cui investimento iniziale nel dedicare più spazio alla relazione con il malato viene compensato da minori degenze ospedaliere nel corso del tempo. “Con la medicina narrativa si possono raggiungere tre obiettivi”, dice Cerati, “la diminuzione degli errori medici, l’abbattimento delle spese sanitarie e l’aumento della consapevolezza del paziente. Il caso del diabete è emblematico: grazie a questo nuovo tipo di comunicazione si è registrata una diminuzione di oltre il 60% del numero delle amputazioni”.

Il dentista come il medico di base

La medicina narrativa in campo odontoiatrico presenta delle specificità che fanno dell’odontoiatra, insieme al medico di base, il professionista che più di tutti può trarre giovamento da questo nuovo modello di comunicazione. L’odontoiatria include al suo interno tre branche diverse che la rendono un ottimo modello d’insegnamento per tutti gli altri comparti medici: una branca chirurgica con interventi piccoli o complessi, una medica dai risvolti cronici, come nel caso della parodontite, e una tumorale.

“Recuperare la dimensione narrativa dell’ascolto permette di affrontare questi tre fronti in maniera continuativa nel tempo”, chiarisce il dottor Cerati. “Come i medici di base, anche noi portiamo avanti un processo di monitoraggio e regolarizzazione costante». la maggior parte delle patologie dentali si possono prevenire con una corretta informazione e una proficua relazione con il paziente. Per questo il nostro campo è particolarmente indicato per mettere in pratica un processo di decisione condivisa della cura”.

In più, per una realtà medica come quella odontoiatrica che non ha un appoggio o un riscontro obbligato nel mondo delle Asl o degli ospedali, questo tipo di approccio permette di rinforzare il meccanismo di controllo e autoregolamentazione che solo un team coeso può garantire. “E poi, inutile negarlo, vedere che il proprio lavoro ottiene risultati migliori nella terapia del paziente rende ognuno di noi orgoglioso di quello che fa”, conclude il dottor Cerati. “Anche il fatto che la tecnologia possa svolgere un ruolo positivo nella comunicazione medico-paziente, come i gruppi WhatsApp o le videochiamate Skype, contribuisce a fare della medicina narrativa da noi praticata l’investimento didattico su cui puntare nei prossimi anni per formare giovani che abbiano già gli strumenti per capire meglio le patologie dei pazienti non solo dal punto di vista biologico”.

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Tag: formazione, medicina narrativa, odontoiatria

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