Sono in ambulatorio alla fine di una normale giornata di lavoro. Il telefono ha smesso di squillare, la sala d’aspetto si è finalmente svuotata e sto facendo quasi il conto dei minuti che mi separano dalla sortita dal mio studio. Devo ancora trattenermi, però, per compilare un paio di certificazioni e per questo sto interrogando molto velocemente il mio programma informatico che gestisce le cartelle cliniche dei miei pazienti. Le videate si succedono rapide e, come può accadere per la fretta, un tasto schiacciato per errore mi dirotta sull’archivio dei pazienti deceduti. Era da molto tempo che non aprivo questa pagina, quasi mi ero dimenticato dell’esistenza… oramai con il collegamento telematico, quando l’anagrafe registra un decesso, il paziente muore di fatto anche virtualmente, così, in maniera automatica, venendo spostato nell’archivio “deceduti”.
E’ veramente strano come il cervello si comporti con le persone, in questo caso pazienti, con cui hai interagito per anni, una volta che sono venuti a mancare. Spariscono, svaniscono, si confondono e si fondono nella nebbia del ricordo che sfuma, come le immagini che precedono il sonno. Eppure sino a poco o molto tempo prima erano lì, occupavano quelle sedie davanti alla mia scrivania ognuno con le proprie richieste, con le proprie pretese, con sorrisi e pianti. Scorro in maniera quasi automatica il lungo elenco di nomi con a fianco le date di nascita e di morte e la inesorabile crocetta nera, ma ecco che man mano che si susseguono le righe, da quei nomi cominciano a formalizzarsi nella mia mente delle immagini, dei volti….. Ah! Ecco Antonietta che per anni non mi ha dato pace con la sua ” pancia gonfia”: in ambulatorio almeno due volte al mese, mettendosi di profilo per mostrarmi quanto il suo ventre fosse esuberante e chiedendomi con voce piagnucolosa di poterle risolvere questo problema. Mario, un marcantonio di muratore che non sono mai stato capace di far smettere di fumare e bere. Anna Maria, giovane amica sempre “delicatina” e silenziosa, portata via in pochi mesi da un cancro alla mammella di un’aggressività tale che ha lasciato tutti stupefatti.
Ogni riga un volto, ogni volto una storia o almeno un pezzo di storia vissuto insieme.
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