Il dolore può essere al tempo stesso un’esperienza immediata, intensa, urlata, associata a una causa evidente e dimostrabile, ma anche una percezione fortemente soggettiva, poco comunicabile, di origine sconosciuta, non misurabile.
Chi decide se il mio dolore è vero? Chi decide l’intensità accettabile del dolore, la soglia, che una volta superata, legittima l’intervento e la cura? Il dolore crea empatia ma anche stigma ed esclusione. Viene raccontato come forza e coraggio ma anche come sacrificio o colpa. Il dolore intreccia vissuti personali, significati culturali, regole sociali, gerarchie di potere, disuguaglianze, stereotipi di genere e di età. Perché dobbiamo soffrire per le mestruazioni o per il parto? Perché i dolori del bambino, dalla testa alla pancia, spesso vengono considerati messa in scena? Perché siamo portati a considerare alcuni dolori necessari e altri finti?
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