Far conoscere i presupposti epistemologici e teorici della medicina narrativa, i suoi possibili ambiti applicativi, gli strumenti e i metodi, la possibile integrazione con l’EBM, riportando esperienze che testimoniano l’utilità di questo approccio nella pratica clicnica è l’obiettivo di una giornata di studi promossa dalla USLUmbria2 e dall’afferente Dipartimento di Riabilitazione per il prossimo 19 novembre. Un evento specificatamente rivolto ad operatori della riabilitazione che, “a grande richiesta”, replica e porta avanti un workshop organizzato dagli stessi promotori lo scorso maggio presso il Servizio Formazione della USLUmbria1. La giornata di studi aveva infatti registrato un forte interesse per eventuali successivi laboratori formativi e la volontà sia delle direzioni aziendali sia degli operatori di programmare una specifica formazione in medicina narrativa. Solo a partire da una formazione mirata e continuativa è infatti possibile costruire modelli di pratica clinico assistenziale quotidiana che apporti vantaggi concreti a pazienti e famigliari e che siano gratificanti per gli operatori.
Per l’occasione, Paolo Trenta, sociologo della USLUmbria 2 illustrerà i risultati della Consensus Conference dell’Istituto Superiore di Sanità che nel 2014 ha prodotto una definizione condivisa di “medicina narrativa”, evidenziando come la raccolta delle storie dei pazienti sia indispensabile strumento per migliori e più accurate diagnosi, per prognosi centrate, percori di cura personalizzati, co-costruiti e veramente condivisi. Sulla necessità di integrare le due modalità conoscitive e interpretative – il pensiero narrativo e quello computazionale – si soffermerà invece Pierluigi Brustenghi, neurologo della USL Umbria 2, dimostrando come la prima modalità, l’unica in grado di cogliere l’individuale, possa essere complementare alla seconda, indispensabile strumento di misurazione e generalizzazione. I punti di contatto e soprattutto di integrazione tra Medicina Basata sulle Narrazioni (NBM) e Medicina Basata sulle Evidenze (EBM) saranno invece al centro della relazione di Mauro Zampolini, direttore del Dipartimento Riabilitazione USLUmbria2, la prima struttura in Italia a inserire la dimensione narrativa in un progetto riabilitativo che utilizza le classificazioni ICF. E ancora, Stefania Polvani, sociologa ASL Firenze, illustrerà la “cassetta degli attrezzi “della medicina narrativa, i metodi e gli strumenti che si possono utilizzare, focalizzando l’attenzione sul “decalogo del paziente e del cardiologo” elaborato nel Laboratorio Name della ASL toscana. Infine, Silvano Baratta, fisiatra della USLUumbria2 e Letizia Nunziata, fisioterapista nella stessa struttura, presenteranno l’esperienza del Laboratorio di Medicina Narrativa nei loro servizi.
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