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Covid 19, il fattore sincerità nella lotta al coronavirus

15 Settembre 2020 - di Mara Magistroni

La medicina narrativa ci insegna quanto sia importante per la salute individuale e collettiva curare anche le parole, il modo di comunicare e di esprimersi, e a maggior ragione in tempi di pandemia. Sui possibili risvolti negativi di una cattiva comunicazione aveva messo in guardia l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), che all’inizio dell’emergenza coronavirus ha tempestivamente pubblicato una guida sul tema. Per ricordare a tutti il potere delle parole che, se mal utilizzate, possono creare stigma sociale e rendere ancora più difficile la lotta a Sars-Cov-2 e la cura di Covid-19. Chi si sente colpevolizzato, infatti, tende a “nascondersi”, a non rivelare la propria condizione.

A confermarlo è ora una ricerca della Brock University, secondo cui negli Stati Uniti le persone che sanno di essere positive al coronavirus non riferiscono i propri sintomi e mentono sul rispetto delle regole di distanziamento sociale più spesso di quanto facciano i connazionali che pensano di non essere infetti. Un atteggiamento che, sostengono gli autori dello studio pubblicato sul Journal of Health Psychology, rende ancora più difficile monitorare e contenere la diffusione del virus.

Positivi che mentono

La ricerca ha coinvolto 451 persone adulte tra i 20 e gli 82 anni residenti negli Stati Uniti, mediamente istruite. Ai partecipanti è stato chiesto di rispondere a un questionario online su eventuali sintomi ascrivibili all’infezione da coronavirus, sul rispetto delle norme di distanziamento sociale e di quarantena in caso di positività, su come valutassero l’omissione alle regole da parte di altre persone.

Analizzando le risposte ai questionari i ricercatori hanno scoperto che quanto riferito dai partecipanti differiva in relazione al loro stato di positività o negatività al coronavirus e in relazione all’età.

In particolare il 34% dei partecipanti consapevoli di aver contratto l’infezione ammette di aver negato di avere sintomi, il 55% di aver riferito solo in parte delle manifestazioni.

Il 25% del totale dei partecipanti ha mentito sul rispetto del distanziamento fisico; tra questi la percentuale di positivi si è rivelata più alta. Non solo, il 53% delle persone positive ammette di aver negato di doversi mettere in quarantena quando veniva fatta loro la domanda.

Gli autori dello studio hanno anche notato che le persone che dichiaravano di essere state poco trasparenti sul loro stato di salute e sulla propria condotta erano anche più indulgenti nei confronti del mancato rispetto e dell’occultamento da parte degli altri.

Differenze significative sono emerse tra maschi e femmine, con queste ultime più inclini alla sincerità sulla manifestazione di eventuali sintomi. Anche gli anziani si sono dimostrati più sinceri e con maggiore senso civico.

Segreti e bugie nella pandemia

Uno studio del 2018 (ve lo avevamo raccontato qui) aveva messo in luce che i pazienti mentono o tengono nascoste informazioni al proprio medico per diverse ragioni, in particolare perché ne temono il giudizio, perché non vogliono farsi fare una predica sui comportamenti sbagliati, o semplicemente perché troppo imbarazzati per dire la verità.

Nel contesto della pandemia le ragioni sono simili a quelle che si presentano in caso di malattie colpite dallo stigma. Perché in effetti – proprio come predetto dagli esperti dell’Oms – l’incertezza su Sars-Cov-2 e su Covid-19 induce stigma: le persone hanno paura di rivelare il proprio vero stato di salute per paura di ripercussioni sociali, del giudizio degli altri e delle critiche, soprattutto se non hanno seguito le regole di prevenzione.

“A volte, psicologicamente, possiamo sentirci più sicuri a nascondere o mentire su qualcosa per proteggerci”, ha commentato Alison O’Connor, autore principale della ricerca, che sostiene l’importanza di non colpevolizzare le persone che nascondono questo genere di informazioni. Cruciale, invece, è comprendere le barriere che impediscono loro di dire la verità.

Alzare il tasso di sincerità

Mentire, negare, occultare informazioni sulla propria salute rende più difficile avere un quadro della situazione pandemica, osservano gli autori dello studio. Che offre spunti di riflessione per le autorità competenti: campagne di sensibilizzazione ad hoc e con tecniche di comunicazione diverse, per esempio, potrebbero migliorare il tasso di sincerità e aiutare a controllare meglio la diffusione del virus. Per fermare il coronavirus curando le parole.

Foto di Engin Akyurt da Pixabay

Tag: comunicazione medico-paziente, coronavirus, COVID-19

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