Gli abitanti di un piccolo comune laziale sono i primi italiani a poter godere di una assistenza sanitaria narrativa. Dai primi di settembre, infatti, a Poggio Mirteto, distretto della ASL Rieti, è operativo un Ambulatorio di medicina narrativa, il primo del genere nel nostro paese. Al suo interno, un’èquipe multidisciplinare – che comprende un medico di medicina generale, due psicologi, due infermieri e un assistente sociale – accoglie i pazienti che vogliono essere protagonisti consapevoli del proprio percorso di cura. Per ascoltare la loro storia e capire insieme quale siano tra le opzioni diagnostiche e terapeutiche possibili le scelte più appropriate, anche perché rispettose dei loro bisogni e delle loro aspettative.
Realizzato sotto l’egida dell’Osservatorio Medicina Narrativa Italia e con la collaborazione dei medici di famiglia, l’ambulatorio è un servizio innovativo che, seguendo le “Linee di indirizzo per l’utilizzo della Medicina Narrativa in ambito clinico assistenziale” promosse dall’Istituto Superiore di Sanità, vuole dare impulso all’evoluzione verso un nuovo modello di assistenza e di cure, orientato quanto più possibile alla persona. Per comprendere motivazioni e obiettivi del neonato ambulatorio di medicina narrativa di Poggio Mirteto abbiamo rivolto qualche domanda alla manager che l’ha creato, Marinella D’Innocenzo, Direttore Generale della ASL di Rieti con alle spalle una formazione anche in ambito infermieristico.
Dottoressa D’Innocenzo, come è nata l’idea di creare un Ambulatorio di medicina narrativa?
E’ nata dalla convinzione che l’umanizzazione delle cure giochi un ruolo fondamentale nella sfida alla complessità del Sistema e che sia imprescindibile per rendere i luoghi di cura e le stesse pratiche medico-assistenziali più aperte, sicure e senza dolore. Come del resto è indispensabile conciliare politiche di accoglienza, informazione e comfort con percorsi assistenziali il più possibile condivisi con il paziente. ”.
Quanto è stata importante in questa decisione la sua precedente esperienza professionale, a contatto diretto con i malati o in altri ambiti?
“E’ stata fondamentale. Nella mia lunga carriera ho sempre ascoltato gli altri. Consapevole che la professione che ho abbracciato molti anni fa significa innanzitutto sostenere, assistere e fornire cure a persone che manifestano un qualsiasi grado di sofferenza, sia essa fisica o emotiva”.
Come è organizzato l’Ambulatorio di medicina narrativa?
“E’ costituito da una èquipe formata da psicologi, Assistenti sociali, medici di distretto e infermieri in collaborazione con i medici di medicina generale. All’Ambulatorio – aperto tutti i giorni per la prima accoglienza e il mercoledì per le visite – si accede sia per via diretta, anche su prenotazione telefonica, sia tramite il medico di base o uno specialista. E’ in grado di offrire interventi clinico-assistenziali nelle aree della prevenzione, della diagnosi, della terapia e della riabilitazione”.
E’ stata necessaria una formazione apposita per il personale?
“Il progetto dell’ambulatorio ha previsto una fase preliminare, informativa e formativa, che ha coinvolto non solo il personale che sarebbe stato operativo al suo interno ma tutti i medici del distretto, di base e specialisti. La formazione è un investimento che dà valore alle persone, con strumenti e supporto tecnico e personale per trovare le giuste soluzioni per l’azienda. Sulla formazione investiamo molto ed in ogni ambito aziendale. Continueremo a farlo anche per far accrescere le potenzialità dell’Ambulatorio di medicina narrativa”.
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