Per curare l’osteoporosi serve più ascolto ed empatia: sono anche i medici – ortopedici e reumatologi – a dirlo, avvertendo l’inadeguatezza del loro approccio nei confronti di chi soffre di questa malattia silenziosa, spesso ignorata o non adeguatamente considerata. E che spesso – come rileva una ricerca di Chiesi Italia – arriva con fatica alla diagnosi e ancor più faticosamente riesce ad ottenere le cure e le attenzioni in grado di prevenire le fratture e preservare il più possibile nel tempo la qualità della vita. Un bilancio negativo in termini di benessere individuale ma anche di costi per la collettività, considerato con il progressivo invecchiamento della popolazione l’impatto delle fratture da fragilità sulla spesa sanitaria europea continuerà a crescere. L’International Osteoporosis Foundation prevede costi per 37 miliardi di euro a seguito dei 2,7 milioni di fratture da fragilità in Francia, Germania, Italia, Spagna, Svezia e Regno Unito, con una spesa annua prevista in aumento, fino a più di 47 miliardi di euro entro il 2030.
L’osteoporosi è una malattia cronica del sistema scheletrico che determina il deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo. Progressivamente, nell’attività di rimodellamento osseo il processo di riassorbimento prevale su quello di formazione, causando quell’indebolimento che “apre la porta” alle fratture. In Europa il 30% delle donne in post-menopausa soffre di osteoporosi e almeno il 40% di queste andrà incontro a una o più fratture correlate alla malattia2. Dopo i 50 anni di età, nel mondo, una donna su 3 e un uomo su 5 corrono il rischio di una frattura ossea causata dall’osteoporosi.
“Per essere al fianco dei pazienti è necessario comprendere i loro bisogni insoddisfatti”, spiega Laura Franzini, Direttore Medico di Chiesi Italia. “Da qui è nata l’indagine che ci ha permesso di raccogliere il punto di vista dei pazienti, le difficoltà, i timori e le preoccupazioni nella gestione della malattia’. In base a quanto emerso, le pazienti riconoscono nell’ortopedico e nel reumatologo i punti di riferimento, nonostante la percezione di un loro scarso investimento sulla malattia e la comunicazione quasi sbrigativa che caratterizza le visite, da cui il percepito di un ascolto insufficiente e il bisogno di una maggiore empatia. Per contro, l’84% degli ortopedici intervistati ritiene che un maggior coinvolgimento della classe medica sul tema dell’osteoporosi sia assolutamente necessario, sebbene la problematica dell’osteoporosi e delle sue conseguenze si ad oggi più sentita e le donne sono siano più informate.
La situazione cambia con gli specialisti che fanno parte dei Centri Osteoporosi, realtà territoriali peraltro generalmente poco conosciute, e con i fisiatri, a cui le pazienti riconoscono un approccio più attento e articolato, con più spiegazioni e più consigli.
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